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COS’È IL VIC

FAQ SULLE TECNICHE IMMAGINATIVE VIC

Che cos’è la Psicoterapia Immaginativa Catatimica VIC?

La Psicoterapia Immaginativa Catatimica è una forma di trattamento che appartiene al gruppo delle Psicoterapie Psicodinamiche. È stata concepita nel 1954 dal Prof. Dr. Hansacarl Leuner di Göttingen (Germania) e affonda le sue radici nella psicanalisi di Sigmund Freud e nella psicologia dei simboli di Carl Gustav Jung con i loro ulteriori sviluppi. La parola greca katathym significa “secondo i sentimenti”, quindi che segue il flusso delle emozioni provenienti dall’interno. In Italia viene denominata VIC (Vissuto Immaginativo Catatimico) mettendo così in primo piano il ruolo dell’Immaginazione dove si condensa il vissuto implicito nelle immagini.

In inglese il metodo viene chiamato “Guided Affective Imagery”, in tedesco “Katathym Imaginative Psychotherapie”, nei Paesi nordici come Olanda e Svezia “Symbooldrama”. Il “Vissuto Immaginativo Catatimico”, o, “immaginazione guidata, che viene accompagnato dal terapeuta, porta a vivere delle immagini simboliche, spesso cariche di emozioni e significati.  Conflitti, traumi e vari altri stati psichici possono essere rivissuti dal sognatore che, in stato ipnoide, cioè in uno stato di coscienza più ampia del solo pensiero, riesce ad accedere alla propria interiorità e creatività.

Nel corso del tempo l’approccio iniziale si è evoluto grazie alle evidenze scientifiche della neurobiologia degli affetti, la psicologia oggettuale (Donald Winnicott, Wilfred R. Bion, Wolke Dieter), dimostrando l’evidente connessione cerebrale tra centri visivi ed emotivi, confermando che tutto ciò che siamo in grado di concepire cognitivamente in immagini e parole può essere efficacemente elaborato. Questo ha contribuito alla successiva diffusione del metodo VIC in Europa, sia in campo medico e psicologico, che pedagogico e non clinico.

A cosa serve il metodo VIC?

Serve a gestire i conflitti, elaborare traumi ed a promuovere risorse e stimolare i processi creativi nella terapia, nello sviluppo e nella maturazione di persone con vari disturbi. L’uso del disegno nel processo di elaborazione e trasformazione riveste, inoltre, una grande importanza. L’utilità dell’espressione artistica (sogno e disegno) consente un intervento “trauma-focused” per far affiorare emozioni, vissuti e sensazioni, poter così esplorare i significati correlati all’esperienza traumatica e promuovere nuovi pattern di comportamento.

Su quali meccanismi di azione agisce il VIC?

L’immaginazione catatimica è caratterizzata da un insieme coordinato di elementi affettivi, sensoriali e simbolici che interagiscono con diversi aspetti della personalità.  La peculiarità della metodologia VIC consente di passare dalle immagini al corpo, con una narrativa espressiva che mette in contatto le sensazioni attivando tutti i sistemi sensoriali contemporaneamente. Questo approccio, quindi, ha un ruolo privilegiato nel raggiungere velocemente i nuclei traumatici e/o disfunzionali alla base di sintomi e malattie psicosomatiche. Non solo, ma la mente del paziente sa come lavorare, sa quando è il momento di esplicitare un trauma, oppure se è necessario trovare le risorse per rafforzare la resilienza.
La flessibilità del metodo fa si che il VIC possa adattarsi alle problematiche del paziente e alle modalità operative del terapeuta che impara a condurre il setting tenendo conto del livello di sviluppo raggiunto.
Nelle scene immaginate il terapeuta può entrare direttamente nel vissuto somato-sensorio e intervenire (Julius Pokorny e Bernard Stigler 2005) nelle strutture della mente inconscia e dar voce agli schemi impliciti [RIG, Stern 1985].  In linea con le teorie della regolazione affettiva (Stephen W. Porges), della psicologia dello sviluppo (Daniel J. Siegel) e dell’attaccamento, nel VIC, gli affetti possono condensarsi nelle immagini e venire regolati, grazie all’accompagnamento costante e sicuro del terapeuta. Lo spazio dell’immaginazione diviene così uno spazio protetto per lo sviluppo biopsicoaffettivo.
La formazione con la Psicoterapia VIC consente di apprendere l’uso dei “motivi” simbolici, lo “stile di accompagnamento” empatico e le modalità di intervento durante lo sviluppo scenico, per favorire la ristrutturazione della mente, la confrontazione simbolica con i nuclei conflittuali e la regolazione ripartiva dei pattern disfunzionali (carenze, traumi, conflitti).

Quali sono i maggiori vantaggi per il terapeuta VIC?

  • arricchisce la fase psicodiagnostica tramite la rappresentazione delle situazioni avverse a livello immaginario e simbolico nel disegno;
  • aggancia i vissuti disfunzionali e i conflitti principali, per avviare nell’immediato l’intervento “trauma-focused”;
  • crea un ponte tra passato, presente e futuro che va a trasformare i vissuti e le credenze disfunzionali;
  • attiva le risorse interne (stati affettivi positivi interni: sicurezza, autotranquillizzazione, regolazione emotiva, creatività) e migliora la resilienza;
  • si integra con una vasta gamma di orientamenti terapeutici, producendo notevoli risultati e migliorando l’efficacia degli stessi;
  • miglioramento dei processi di simbolizzazione e di mentalizzazione per la trasformazione degli stati infantili;
  • aiuta il paziente a prendere consapevolezza delle sensazioni (felt sense) e di aprire le vie di elaborazione più evolute grazie all’integrazione interemisferica.

Il VIC è utile in PSICOTRAUMATOLOGIA? 

Eventi della vita come lutti, perdite, malattie hanno un impatto traumatico che coinvolge l’intera identità somatopsichica e spesso è difficile avviare un processo di cambiamento o una trasformazione della personalità. Il trauma di per sé sollecita il sistema difensivo antico della “dissociazione” pertanto porta a disgregazione delle parti quindi serve disporre di strumenti efficaci nell’affrontare sofferenze indicibili che scuotono il senso di Sé e della propria esistenza del paziente, ma talvolta anche la resilienza del terapeuta. Nell’incontro tra terapeuta e paziente, grazie alla condivisione empatica con le emozioni e sensazioni rappresentate nello scenario artistico-immaginativo, è possibile piano piano ristrutturare i vecchi modelli interni (MOI) disfunzionali.
“Il dolore come metafora”: angoscia, dolore emotivo e vissuti di impotenza sono le sensazioni più terribili che essere umano può tollerare.
Il linguaggio simbolico-metaforico delle immagini consente una trasposizione delle problematiche inconsce, ha il potere di svelare e rivelare “l’impensato sconosciuto” della sfera implicita del non-verbale attraverso la tecnica immaginativa VIC, aprendo, così nuove vie neurali e quindi nuovi significati che conducono verso il cambiamento e la trasformazione dell’identità in essere.
La tecnica VIC permette di creare uno “spazio potenziale” tra paziente e terapeuta, una sorta di piattaforma virtuale per lavorare sui nuclei traumatici senza esserne troppo sopraffatti.

Da chi può essere praticato il VIC?

Da quanti già lavorano con l’immaginario simbolico, dai medici (neurologi, pediatri, psichiatri, neuropsichiatri, omeopati), psicologi (psicoterapeuti, sessuologi, arteterapeuti) e altri professionisti  interessati a conoscere e approfondire la valenza creativa del VIC nel campo educativo-pedagogico, terapeutico e della prevenzione nelle varie fasce di età.

Come può essere usato il metodo VIC?

Il VIC ha come sua caratteristica specifica una propria procedura tecnica ben strutturata, ma flessibile, quindi può essere integrato con altri approcci terapeutici. Le tecniche che usano l’immaginario costituiscono un prodigioso strumento per entrare in relazione con il mondo interiore dell’essere umano e una straordinaria chiave di accesso alla sfera emozionale inconscia: rilassamento, visualizzazione creativa e simbolizzazione sono tra i processi basilari della psicoterapia immaginativa che consentono di modificare i circuiti mentali responsabili delle risposte neurofisiologiche disfunzionali.
Le neuroscienze aiutano a capire che alcuni comportamenti disorganizzanti, certi sintomi psicosomatici, così come altre forme di sofferenza, derivano da esperienze disfunzionali del passato, spesso inaccessibili alla sfera cognitiva. Le metodiche che utilizzano l’immaginazione attraverso metafore e simboli rappresentano una via d’accesso ai network delle memorie traumatiche pre-verbali per una efficace rielaborazione attuale.
Ai professionisti che hanno già una formazione psicodinamica, il metodo VIC consente di conoscere le risorse dell’immaginario, di arricchire la propria capacità di entrare in risonanza con la sfera psicoemozionale del paziente e attingere alle risorse interiori per la soluzione di conflitti e traumi irrisolti.

A quali tipologie di pazienti è adatto il metodo VIC?

Il VIC è una tecnica a impatto delicato sul paziente, ecologicamente rispettosa del suo equilibrio e che, grazie al potere dei simboli e delle immagini, consente un accesso diretto ai nuclei psicoemozionali traumatici sepolti nell’inconscio. Il metodo si presta quindi a essere utilizzato singolarmente con adulti, bambini e ragazzi, ma anche in gruppo, in coppia e in famiglia, nonché nella formazione di personale sanitario. Si è dimostrato ideale nell’approccio integrato per l’accompagnamento in caso di malattie croniche, sindromi dolorose, nella psicologia dell’invecchiamento e in psicosomatica.
La flessibilità della metodica consente di raggiungere vari livelli di profondità esplorativa in diversi contesti, clinici e non: dalla consultazione psicologica in ambito familiare scolastico, ospedaliero e aziendale, alla cura delle nevrosi, dei disturbi di personalità, borderline e nei traumi complessi; in psicogeriatria, psicooncologia; in psicologia dello sport e del lavoro.

Per chi non è adatto?

Il VIC è controindicato per il trattamento di psicosi acute e stati depressivi profondi in quanto la depressione potrebbe essere rafforzata nelle immagini che fungono come uno specchio. Da una parte con il VIC si può favorire l’integrazione dell’Io attraverso il lavoro con i simboli, dall’altra esiste il rischio di divagare attraverso immagini ed affetti.
Pazienti che hanno una scarsa integrazione dell’Io vanno trattati con prudenza. Su pazienti che hanno una struttura dell’Io disfunzionale sono pertanto necessarie modifiche della tecnica (Dieter 2000).

 

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